Le Fiabe illustrate da Roberto Innocenti
Roberto Innocenti
(Bagno a Ripoli, 16 febbraio 1940) è un illustratore italiano che si forma come autodidatta, dedicandosi inizialmente (fin dagli anni sessanta) alla grafica. Vive Montespertoli, nei pressi di Firenze.
Lascia la scuola a 13 anni per aiutare la famiglia lavorando in un’acciaieria. A 18 anni va a Roma iniziando a lavorare nel cinema di animazione per poi dedicarsi prevalentemente alla grafica editoriale. A 30 anni, comincia ad illustrare libri; sono di quegli anni Cappuccetto Rosso e Sussi e Biribissi. Nel 1978, collabora con Seymour Reit alle illustrazioni di due libri: All Kinds of Trains (Golden Look-Look Book) e Sails Rails and Wings. Nel 1979 illustra finalmente il suo primo libro 1905: Bagliori a Oriente. Poi, nel 1983 avviene l’incontro fondamentale con l’illustratore svizzero Etienne Delessert che gli commissiona le illustrazioni per la fiaba di Cenerentola. Durante lo stesso incontro Innocenti mostra a Delessert le prime quattro tavole di Rosa Bianca, pubblicato nel 1985 negli Stati Uniti in vari Paesi d’Europa. In Italia invece arrivò soltanto nel 1990. Tra il 1985 e il 1987 lavora per la rivista Time Life nella serie di libri illustrati The Enchanted World. Tra il 1988 ed il 1996 escono, pubblicati dall’editore americano Creative Editions, alcuni dei suoi capolavori: Le avventure di Pinocchio (1991), Un Canto di Natale (1990), Schiaccianoci (1996), L’ultima spiaggia (2002) e La storia di Erika (2003). Nel 2010 è uscito Casa del Tempo, con testo di Roberto Piumini ecc.
Ha ricevuto numerosi premi internazionali, quali il Golden Apple, la Biennale of Illustrators Bratislava (nel 1985), una Notable Book citation, American Library Association (ALA), una Honor Book citation, Boston Globe-Horn Book, e il Mildred L. Batchelder Award, ALA, tutti nel 1986, per Rose Blanche. Per Le Avvenure di Pinocchio, ha avuto invece una Kate Greenaway Medal Highly Commended citation, British Library Association, nel 1988. Mentre, per A Christmas Carol ha ricevuto una Best Illustrated citation, New York Times, e la Kate Greenaway Medal Commended citation, entrambe nel 1990, e una Golden Apple, nel 1991. E soprattutto, nel 2008, ha ricevuto come migliore illustratore il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, assegnato dall’IBBY.
<< Il mio è un mestiere solitario, quasi monastico. Per molte ore al giorno, quando lavoro, mi faccio domande, proposte, ipotesi e mi rispondo da solo, ottenendo fra i molti dubbi, piccole certezze … >>
<< Il mio è un mestiere fortunato, mi piace molto. Se all’apparenza è innegabile che la parte preponderante è il disegno, la pittura, nell’essenza vera, e spero nel risultato, ciò che cerco è raccontare… >>
<< Tutti noi sappiamo che esiste il premio Nobel, e che a qualcuno verrà assegnato. Non penso mai che lo assegnino a me. Lo stesso valeva per il Premio “Hans Christian Andersen”. Non me lo aspettavo proprio….>>
Roberto Innocenti nel 2008, ha ricevuto come migliore illustratore il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, assegnato dall’IBBY.
Un classico ambientato durante la crisi del 1929
Cenerentola (1983)
<< Innocenti reinterpreta la fiaba rifiutando i referenti spazio-temporali attesi: Cenerentola si ritrova nella Londra degli anni ruggenti. Il lettore non riconosce l’ambiente delle fiabe classiche, ma non riconosce neanche il suo proprio mondo. Si trova dunque costretto a lanciarsi in un lavoro di comparatistica tra l’opera di Perrault, le immagini di Innocenti e il suo ricordo della storia. Grazie al doppio anacronismo si rivela il palinsesto. Come partecipano queste scelte editoriali e illustrative nella riconfigurazione generica della fiaba? In che misura Cenerentola esce re-immaginata da questo balletto di segni? Questo è ciò che ci chiederemo, iniziando con l’analisi del caleidoscopio dei referenti, per interessarci poi ai legami meta-discorsivi che vi si tessono. Questa riflessione ci inviterà a leggere la città di Cenerentola come spazio eterotopico >>.
La più bella favola italiana di sempre!
Pinocchio (1988)
<< Roberto Innocenti cataloga con cura gli elementi del paese di Pinocchio. Nelle sue illustrazioni compaiono cataste di legna secca e porte inchiodate alla meglio, persiane verdi scrostate dal tempo e covoni di paglia coperti di neve, cipressi neri e glicini sfioriti. Sulla tavola dell’osteria del Gambero Rosso, una buona vecchia bottega toscana, c’è il pane e il pecorino, c’è il salame. Attaccati alle travi del soffitto finiscono di stagionare i prosciutti….
Il paese di Geppetto, che sente i primi passi del burattino, è visto a volo d’uccello, come dalla finestra alta di una torre; la gente che assiste alle marachelle di Pinocchio rientra nello sfondo, si definisce in piccoli atti di contorno…. >>
Da un classico di Dickens
Racconto di Natale (1990)
<< Roberto Innocenti invece si immerge nella Londra di Dickens e ne succhia l’anima, quasi con un’istintiva lettura ‘politica’ del testo. Le vie fredde e cupe appaiono in tutto come la proiezione di uno stato d’animo scostante, il ritratto di una dolorosa miseria sociale e personale. I mattoni dei muri della città sono neri e opachi di nebbia e carbone. Nelle strade costipate, su per le scale buie, nei vicoli abitati da un sottoproletariato cencioso, degradato, inquietante, i fantasmi del Natale passato, presente e futuro mostrano a Ebenezer Scrooge la desolazione della sua vita e gli indicano la via per un possibile, diverso, esito.
Nemmeno questo esile segno di speranza basta però ad allontanare l’impressione di tristezza inquieta che la neve pasticciata dai passi o l’angustia dei vicoli sporchi trasmettono come una febbre. La stessa febbre forse, che aveva spinto Charles Dickens a descrivere quel mondo e a dargli voce>>.
Da un vecchio racconto di Eta Hoffmann
Lo schiaccianoci (1996)
<< Caratterizzato da un’atmosfera dolce e inquietante insieme, da un’attesa di eventi meravigliosi ma anche paurosi, dall’incomponibile dissidio tra realtà e favola, tra l’io e il mondo, tra il giorno e la notte, questo racconto ha un fascino davvero speciale ed ha ispirato il balletto di Natale per eccellenza: Lo Schiaccianoci.
Scritto da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, venne pubblicato a Berlino nel 1816. Nel 1838 fu tradotto in francese e nel 1844 Alexandre Dumas lo “reinterpretò” limandone gli aspetti più inquietanti. La sua versione resterà a lungo la più conosciuta e ispirerà il celebre musicista russo Chaikovskij ed oggi l’illustratore Roberto Innocenti che ne stende una sua particolare versione.>>
Due fiabe sull’Olocausto
1. La Rosa Bianca (1985)
<< Il primo libro da me ideato si chiamava “Rosa Bianca”. Lo avevo pensato per i ragazzi italiani, per i genitori italiani, per gli insegnanti italiani, per la Scuola della Repubblica Italiana.
Ero riuscito con molta fatica a trovare lo stato di grazia per raccontare in modo pulito e spero delicato, una pagina triste e tremenda della storia Contemporanea, adatta ad aprire un dialogo fra bambini ed adulti.
Il libro fu rifiutato dall’Editoria italiana, anche dalla più qualificata. Forse consideravano scomodo pubblicare l’estrema conseguenza della più nefasta invenzione italiana: il fascismo.
La pubblicarono molti editori stranieri, e i ragazzi, e i genitori, gli insegnanti che la adottarono furono per molti anni stranieri. Rosa Bianca è stata la mia piccola Alice che mi ha indicato la strada per quel paese delle meraviglie che si chiama Mondo. L’Editoria estera mi dava più libertà e la dignità che viene riconosciuta al lavoro. Per lungo tempo è stato così, e per questa ragione i diritti di stampa per i miei libri non sono in Italia…>>
2. La Storia di Erika (2003)
<< Anche La storia di Erika è la testimonianza di una storia vera. Per appoggiarne la verità, imprimerla indelebilmente nelle menti e nei cuori, bisognava raccontarla così come è stata raccontata, in questo libro, con parole lapidarie, pronunciate nella via crucis di morte e resurrezione delle tavole illustrate.
I lugubri binari, le stazioni fumose, i carri per le bestie su cui salivano gli ebrei dell’Olocausto per l’ultima destinazione, le immagini cui ci hanno abituato i documenti d’epoca, qui diventano nette, precise. Hanno subito l’amputazione chirurgica di qualsiasi retorica. Diventano metafisiche.
Da uno di quei carri fu lanciata Erika: “Nel suo viaggio verso la morte, mia madre mi scaraventò dentro la vita”.
Seguite la traiettoria di quel fagottino rosa, che illumina l’ombrosa precisione della tavola, tornate indietro, a un’altra luce: una carrozzina di bianco abbagliante abbandonata (ricordate la scalinata di Odessa nel film più famoso di Ejzenštejn?- anche lì una madre con la medesima intenzione…).
Macchie chiare, di colore – il fagotto e la carrozzina – per una vita che s’è deciso di “lanciare” contro la morte. >>
Era Calendimaggio (2004)
L’adolescenza di Dante e le donne più importanti della sua vita sullo sfondo tormentato della Firenze del Duecento. È lo stesso poeta a raccontare del primo incontro con Beatrice, di come la sognò da ragazzo cercandola nei libri e nelle storie d’amore, del dolore senza speranza per la sua morte. Ma accanto a Dante il libro dà voce anche a una piccola donna di cui nessuno parla, promessa sin da bambina a un ragazzo chiuso e sfuggente dal cognome Alighieri. È Gemma Donati, la moglie di Dante, che racconta della sua amara scoperta della vita, di quanto costi l’esilio anche a chi resta a custodire i figli e il focolare.
Un viaggio nella memoria
Casa del Tempo (2010)
<< Quando si dice che le parole sono pietre, ci si riferisce alle parole violente. Ma se sono le pietre ad essere parole, e se sono le pietre-parole di una casa, non fanno nessuna violenza: al massimo la subiscono. Mentre le parole-pietre sono lanciate, le pietre-parole sono stabili, fedeli: sono prodotti sapienti e pacifici delle mani umane.
Il libro, grazie alle splendide immagini di Innocenti, narra la storia di una casa vista attraverso lo scorrere del tempo. Così, l’autore dei testi Roberto Piumini), descrive questo viaggio:
“M’ingravido di pietra.
S’accendono le estati, quando il cane
si raduna nell’ombra ad ansimare
e il grano bisbigliando impreziosisce,
e il cuculo ladrone non finisce
di vantarsi, lassù, nel verde fitto
al Piano del Casone.
L’estate delle feste e delle trebbie.
delle benedizioni un po’ ubriache.
E una arriva dal bosco
con fragole fra foglie, con mirtilli,
rosse e neri nel vino, poco zucchero,
bontà come nessuna” >>.
L’ultimo libro:
Cappuccetto rosso (2012)
<< Il suo “Cappuccetto rosso” deve affrontare un bosco moderno che potete ben ammirare nell’ottimo articolo che riportiamo. Per fortuna, riesce a salvarsi dalle grinfie del lupo. Riuscirà a uscire viva anche dalle grinfie dei giornalisti, arrivati in forze ad intervistarla?
Ecco quanto scriveva qualche tempo fa l’autore:
“Sto preparando un Cappuccetto rosso ambientato in periferia. In queste agglomerazioni urbane dove vive un terzo dell’umanità, non vi sono connotazioni particolari, qualsiasi ragazzo che vive in America o in Europa, ci si ritrova.
La periferia, con i suoi segni sui muri, è quel luogo che in maniera più o meno simile si ripete in qualsiasi parte del mondo.
Come? Il bosco si trasforma in un centro commerciale, il lupo in un motociclista vestito di nero, mentre il pericolo è rappresentato dal consumismo.
Il bosco e il lupo non parlano più ai bambini di oggi, per raccontare storie dalle morali semplici, come quella di non prendere caramelle dagli sconosciuti, bisogna renderle attuali affinché i bambini possano riconoscervisi” >>.
Mostra organizzata da StArt
Con la partecipazione straordinaria dell’Autore delle opere Roberto Innocenti
Carlo Collodi
“Pinocchio”
Storia di un burattino
Illustrato da
Roberto innocenti
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881 e pubblicato nel 1883 dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Si tratta di un classico della cosiddetta letteratura per ragazzi, benché grazie al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, sia rientrato a pieno titolo nella letteratura. Il romanzo ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l’autore chiama impropriamente burattino, pur essendo morfologicamente più simile a una marionetta (corpo di legno, presenza di articolazioni) al centro di celeberrime avventure.
Il personaggio di Pinocchio – burattino umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto ad ogni bugia che dice – è stato fatto proprio con il tempo anche dal mondo del cinema e da quello dei fumetti.
Nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l’infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano (il Giornale per bambini diretto da Ferdinando Martini, a partire dal n. del 7 luglio del 1881), la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell’impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa.
Charles Perrault
“Cenerentola”
Illustrato da Roberto Innocenti
“Cenerentola” è la storia di una bellissima, piacevole giovane, orfana di entrambi i genitori. Sua madre era morta per prima, suo padre si risposò con una donna a sua volta vedova e con due figlie e poi morì anche lui. Dopo la morte del padre Cenerentola fu schiavizzata da quella che era la moglie del padre e dalle sue figlie. Costoro la odiano al punto di chiamarla solo col nomignolo “Cenerentola” (dalla cenere di cui la ragazza si sporca pulendo il camino e dalle pentole che usa per cucinare il cibo alle sorellastre e alla matrigna).
La vita della giovane Cenerentola cambia quando giunge in tutta la città la notizia che a corte si terrà un ballo, organizzato dal re, durante il quale il principe potrebbe scegliere la sua promessa sposa. Naturalmente, le sorellastre e la matrigna partecipano al ballo e Cenerentola viene di conseguenza esclusa. Con l’aiuto magico di una fata, la “fata madrina” di Cenerentola, la ragazza viene vestita di un meraviglioso abito da sera e riesce a recarsi segretamente al ballo malgrado il divieto della matrigna. Nonostante il bellissimo gesto, la fata raccomanda alla fanciulla di rientrare a mezzanotte. Al ballo attira l’attenzione del principe e ballano tutta la notte. Poiché l’effetto dell’incantesimo è destinato a svanire proprio a mezzanotte, Cenerentola deve fuggire di corsa al rintocco, ma nella fuga, perde una scarpina di cristallo. Il principe, ormai innamorato, trova la scarpina e proclama che sposerà la ragazza capace di calzarla.
Il giorno successivo, alcuni incaricati del principe girano dunque per il regno facendo provare la scarpina di cristallo a tutte le ragazze in età da marito, incluse le sorellastre di Cenerentola. Queste cercano di ingannare il principe tagliandosi le dita dei piedi e il tallone per cercare di indossare la scarpetta. Comunque, alla fine, Cenerentola prova la propria identità e sposa il principe.
E.T.A. Hoffmann
Nußknacker und Mausekönig, 1816
“Schiaccianoci”
Illustrato da Roberto Innocenti
La storia si svolge più o meno alla fine dell’ 800. È la Vigilia di Natale e Clara, festeggia l’evento assieme alla sua famiglia. Suo padre dà una grande festa a cui invita anche “zio” Drosselmeyer, un simpatico fabbricante di giocattoli. Durante la festa, Clara trova uno schiaccianoci di legno portato proprio dallo zio, la giovane ne chiede spiegazione al giocattolaio, il quale le racconta una meravigliosa e triste storia sulla vera natura di quel “principe da bambola”: lo schiaccianoci in realtà non è altro che suo nipote Hans, trasformato per vendetta da Topo-Regina. Sebbene quest’ultima sia ormai morta, l’incantesimo continuerà ad imprigionare Hans nelle sembianze di uno schiaccianoci sinché il giovane non distruggerà il Topo-Re, figlio superstite della crudele Topo-Regina, e non verrà incoronato sovrano del Paese delle Bambole insieme ad una gentile fanciulla che lo saprà amare a dispetto del suo aspetto. Quella stessa notte, quando ormai tutti dormono, Clara, scende nel salone di casa per rimirare lo schiaccianoci. In quel momento però “zio” Drosselmeyer, nelle vesti di mago-fantasma, dà vita a tutte le bambole di Clara, schiaccianoci compreso, perché combattano contro Topo-Re e i topi suoi sudditi, giunti sin lì proprio per distruggere lo schiaccianoci. Sebbene la lotta sembri volgere a favore delle bambole, l’intervento di Clara sarà determinante per salvare la vita allo schiaccianoci, caduto in un tranello del re dei topi. Clara tuttavia perde conoscenza a causa di una caduta accidentale e il giorno successivo nessuno sembra credere alla sua storia, fuorché “zio” Drosselmeyer che tuttavia non ammette nulla esplicitamente. Quella stessa notte il Topo-Re, che ha svegliato Clara proprio nella sua stanza, sfida a singolar duello lo schiaccianoci. Ancora una volta quest’ultimo sarà messo alle strette dalle sleali astuzie del topo, ma stavolta a salvarlo sarà Pantalone, un coraggioso soldato-giocattolo. Purtroppo il nobile gesto costerà caro al veterano che verrà ferito dal Topo-Re. Alla fine del duello lo schiaccianoci avrà la meglio e il corpo del re dei topi sembra cadere morto. Non resta altro da fare che incoronare lo schiaccianoci “Principe delle Bambole” e per farlo bisogna andare nel regno di queste ultime, attraverso una porta magica all’interno di un castello-carillon. Clara, complice la magia di “zio” Drosselmeyer, diventa piccola quanto i suoi amici e può accompagnarli in questo viaggio. Dopo un volo a dorso di cigno, Clara e lo schiaccianoci giungono in un castello di dolci, dove lo schiaccianoci è acclamato principe dai suoi sudditi. Questi allora, dopo aver danzato con Clara, le dichiara il suo amore e le chiede di essere la sua principessa. Sebbene innamorata, però, la giovane rifiuta: il suo posto non è tra le bambole, ma con la sua famiglia nel mondo degli esseri umani. A quelle parole tutte le bambole, lo schiaccianoci compreso, s’irrigidiscono e perdono vita. Clara, disperata, prova a motivare le sue ragioni e, sebbene lo schiaccianoci sembri comprenderla, nulla può ormai fermare la “magia della normalità” che riporta le bambole alla loro mera condizione di fantocci inanimati. Proprio allora compare il Topo-Re, ferito a morte, ma giunto sin lì deciso quanto meno ad uccidere Clara prima di morire. Lo schiaccianoci, ormai senza vita, non può aiutare la sua amata. Clara e il Topo-Re alla fine precipitano da un balcone del palazzo, ma mentre la prima riesce ad aggrapparsi alla ringhiera e a salvarsi, il secondo invece precipita nel mare e muore definitivamente. Le bambole del palazzo e lo schiaccianoci spariscono e Clara, che continua ad invocare inutilmente il suo amato, viene a sua volta circondata dalla nebbia per poi svegliarsi all’improvviso nel suo letto quando il sole è ormai alto. Confusa perché non sa spiegarsi se l’avventura vissuta sia solo un sogno, la fanciulla corre alla bottega di “zio” Drosselmeyer, decisa ad ottenere finalmente delle spiegazioni. Qui però Clara incontra Hans, ormai tornato umano, il quale la saluta come se fossero vecchi amici e lei, ricambiando, lo saluta con l’appellativo di “schiaccianoci”.
“Cappuccetto rosso – una fiaba moderna”
Storia ed illustrazioni di Roberto Innocenti
Charles Dickens – A Christmas Carol
“Un canto di Natale”
Illustrato da Roberto Innocenti