La Belle Époque Il mito della modernità – 1880-1915

Prima sezione: Il ritratto tra moda e pose Da Giovanni Boldini a Vittorio Corcos
Nel tripudio fin de siècle dei Salon parigini molti artisti italiani intravedono opportunità internazionali per rinsanguare il messaggio di un’arte alla moda di novità linguistiche sempre più spettacolari.

Sono dunque i prestigiosi italiens de Paris a coniare una galleria di volti e silouhettes destinati a cambiare la moda ritrattistica europea. Molti artisti riversarono tra il 1880 e il 1915 nella trascrizione della fisionomia femminile secondo i crismi di consapevolezza sociale e culturale da una parte e di raffinata eleganza dall’altra. E se Giovanni Boldini sullo scorcio del secolo

perpetuava l’incanto di estenuanti accordi cromatici per i protagonisti del beau monde parigino, occorrerà arrivare al primo decennio del Novecento per addentrarsi nei meandri di una femminilità più complessa e di un’eleganza meno ufficiale

Seconda sezione – Reverie: il sogno di un’epoca
Negli anni Ottanta, parallelamente alle ambizioni artistiche di un nuovo stile internazionale, volto a codificare un’immagine femminile alla moda, emerge l’altro volto della donna: quello dell’intimità e della reverie. Mollemente adagiate sui divani, riunite in crocchi salottieri, le icone femminili della Belle Epoque sospendono lo sguardo verso sogni inconfessabili, portano alla ribalta dell’ispirazione artistica attualissime proiezioni psicologiche di assoluta modernità.

Terza sezione – Tra simbolismo e espressionismo: le contraddizioni della Belle Epoque
All’euforia dei miti della Belle Epoque si sovrappongono frequentemente tensioni e deformazioni scaturite dal contributo di artisti spesso formatisi nel clima tardo-simbolista e approdati successivamente a un formulario linguistico di esondante espressività: è il caso di molti artisti milanesi, interpreti di riti mondani e contraddizioni sociali di intensa conflittualità. Aroldo Bonzagni coglie in Mondanità (1910) la nuova società urbana che sfila, all’uscita dal teatro, consapevole e fiera delle proprie contraddizioni. Mutano i ritmi del divertimento, che si trasforma in danze frenetiche sullo sfondo delle notti parigine Tango di Giuseppe Cominetti mette in scena l’ebbrezza di una danza nella quale le silouhettes dei danzatori si intrecciano in una ridda di effetti luminosi contrastanti, luci ed ombre di una sensibilità ormai incontrollabile.

Quarta sezione: Decorativismi e Secessione
Il Liberty è tuttavia il movimento più pervasivo degli anni della Belle Epoque, contribuendo a virare ogni manifestazione espressiva verso cliché di suadenti linearismi e estenuati decorativismi, da rileggersi in continuità con gli stilemi klimtiani trionfanti in seno alle Secessione romana.

Quinta sezione: Mode d’Oriente
Intorno a Galileo Chini serpeggiano e si evolvono in tarsie sempre più preziose i percorsi dell’Oriente, inteso in un’accezione spesso indistinta e fantastica, finanche pervasa di brezze neosettecentesche. È il momento più fiabesco della Belle Epoque.

Sesta sezione: Le suggestioni dell’affiche
La modernità della Belle Epoque corre sul filo dell’innovazione tecnologica e quindi del rigoglio delle arti decorative, ma, in particolare, a partire dall’alba del Novecento, dal boom dell’affiche, mirabilmente dominato dall’eccentrica personalità di Leonetto Cappiello, incoronato a Parigi quale mago dell’affiche.

Mostra a cura di: Dr. Dario Matteoni
Mostra organizzata da StArt: Dr. Davide Sandrini