I maestri del Rinascimento
Il progetto della mostra prevede due sedi espositive del Centro Cultural Banco do Brasil nelle città di San Paolo e di Brasilia, nel periodo luglio 2013 – gennaio 2014, con una apertura di circa 2 mesi per ciascuna sede. Si tratta di una delle più prestigiose e attive istituzioni culturali del Brasile. Tutte le attività in Italia saranno coordinate da StArt con la collaborazione di Civita Servizi e potremo avvalerci in Brasile della collaborazione della società Base 7 (gruppo Ink), il maggiore operatore del paese nell’organizzazione di eventi espositivi, di cui forniamo in calce una breve presentazione.
In questa stagione così problematica per il nostro paese e per l’Europa, il Brasile è uno dei paesi che conosce uno straordinario sviluppo economico e sociale, accompagnato da una diffusa crescita culturale. C’è un grande desiderio di conoscere l’arte italiana, che è propedeutico ad uno sviluppo del turismo culturale nel nostro paese. Crediamo che un evento come quello che intendiamo realizzare in due spazi espositivi di rilievo mondiale sia il miglior biglietto da visita per l’Italia che offrirà alla mostra una sicura risonanza a livello mondiale.
Concept mostra:
Attraverso una selezione di capolavori assoluti, provenienti dalle maggiori collezioni italiane, la mostra sul Rinascimento intende presentare ad un pubblico internazionale la straordinaria ricchezza dell’arte italiana nel momento del suo massimo splendore.
Una esposizione così concepita deve tenere conto di una situazione oggettiva. La maggior parte delle opere rinascimentali (dipinti, sculture, opere grafiche e arti applicate) sono di estrema delicatezza e costituiscono sovente il nucleo essenziale di musei e collezioni. Ottenere il prestito di queste opere è particolarmente difficile e un programma coerente deve tenere conto di tale difficoltà.
Va detto, tuttavia, che il concetto stesso di Rinascimento è mutato nel corso degli ultimi tempi a seguito di ricerche e studi di insigni specialisti. Fino a qualche tempo fa, infatti, sulla scorta di quanto scrisse Giorgio Vasari ancora alla metà del XVI secolo, si intendeva l’arte del Rinascimento con una visione focalizzata essenzialmente sull’ambiente fiorentino. In pratica si pensava che l’unico vero Quattrocento umanistico fosse stato quello nato sotto l’egida di Marsilio Ficino e, in definitiva, alla corte dei Medici.
Si è visto che non è così. Si può dire, invece, che ogni città che esprimesse una Signoria di una certa importanza poteva, allo stesso modo, esprimere una scuola artistica o quanto meno delle regole e dei canoni estetici particolari e unici.
La mostra si prefigge l’obiettivo di descrivere nella maniera più completa possibile l’articolazione della cultura rinascimentale in Italia.
Saranno esposti in mostra 55 capolavori, tra cui opere di Giovanni Bellini e di Tiziano, di Sebastiano del Piombo e di Lorenzo Lotto, di Sandro Botticelli, Raffaello, Pinturicchio, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Correggio, Tintoretto e molti altri maestri assoluti. Una prima sezione dedicata al Quattrocento documenterà la rivoluzione della prospettiva e la diffusione dell’Umanesimo nelle Signorie che gareggiavano per avere gli artisti più insigni e per abbellire le loro città. Una seconda sezione presenterà la svolta artistica intorno all’anno 1500, quando Colombo aveva appena scoperto l’America. Una sezione finale documenterà la splendida eredità lasciata ai pittori che nel cuore del Cinquecento hanno aperto la strada alla pittura manierista.
Sarà infine possibile documentare con video e materiali multimediali i grandi cicli di affreschi, che renderanno ancor più suggestivo il viaggio tra i capolavori del Rinascimento, nel cuore del patrimonio artistico italiano.
Le sedi espositive del Centro Cultural Banco do Brasil
Il CCBB (Centro Cultural Banco do Brasil) é il braccio culturale del Banco do Brasil, la più grande banca brasiliana. Il CCBB é oggi la più importante realtà per lo sviluppo e la realizzazione di mostre temporanee in Brasile. Dispone di propri spazi espositivi a Brasilia, San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte. Ogni sede ha diverse caratteristiche e in comune hanno una programmazione di respiro internazionale.
SAN PAOLO
A San Paolo, il CCBB ha iniziato le sue attività nel 2001. La sede espositiva è un palazzo del 1901, nel cuore del centro storico della città, acquistato dal Banco do Brasil nel 1923. Con 4.183 metri quadrati, divisi su quattro piani, il CCBB São Paulo ha 4 spazi espositivi, una sala cinema (70 posti), un teatro (125 posti), un auditorium (45 posti), oltre alla caffetteria e al bookshop. Il CCBB São Paulo è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici (autobus e metropolitana).
BRASILIA
Inaugurato il 12 ottobre 2000, il CCBB di Brasilia è stato creato al fine di inserire la capitale brasiliana nel circuito degli eventi e delle produzioni culturali più importanti del paese e in poco tempo si è affermato come uno dei principali protagonisti della vita culturale brasiliana. Il Palazzo, realizzato nel 1993 su progetto di Oscar Niemeyer, dispone di due gallerie (nell’insieme 900 m2), una piazza interna per gli eventi (1.500 m2), un teatro (324 posti), un auditorium (76 posti), un ampio parcheggio (500 posti) e accessi facilitati per portatori di handicap. Gli ambienti espositivi hanno un sistema di controllo computerizzato della temperatura e dell’umidità relativa e il monitoraggio costante delle condizioni meteo, essendo stato il primo spazio culturale di Brasilia ad avere la certificazione American Registar Association of Museums. La sorveglianza 24 ore su 24 è supportata da telecamere di sicurezza in tutti gli ambienti del palazzo.
Nell’aprile 2012 il CCBB di Brasilia è stato inserito nell’elenco dei 100 musei più visitati al mondo, nel ranking 45º di The Art NewsPaper. In dodici anni lo spazio CCBB è stato visitato da circa 7,4 milioni di persone.
Base 7: il partner di StArt e Civita in Brasile
La Società Base7 é una delle più grandi aziende fornitrici d’idee e soluzioni per le imprese culturali in Brasile e in Sudamerica. Opera in modo integrato e multidisciplinare nella creazione, pianificazione, produzione e coordinamento di progetti, prodotti ed eventi. Fornisce consulenza alle organizzazioni e aziende che hanno bisogno di sviluppare progetti culturali. E’ impegnata nella costruzione e consolidamento dell’identità
culturale del Brasile, lavorando sul rafforzamento dei valori e dell’immagine delle aziende e delle istituzioni pubbliche o private.
Base7 è stata fondata nel 2002 dal designer Ricardo Ribenboim, dal sociologo Arnaldo Spindel e dalla studiosa di museologia Maria Eugenia Saturni. Da 2006 fa parte del Gruppo Ink, uno dei principali gruppi di produzione audiovisiva e culturale dell’America Latina, con uffici in Brasile, a San Paolo, Brasília, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Curitiba e Porto Alegre.
Tra le realizzazioni recenti di Base7 in Brasile, si segnalano la mostra Caravaggio e os seus seguidores, realizzata insieme al Polo Museale della città di Roma, a San Paolo dal 3 agosto al 30 settembre, Alberto Giacometti (200 opere) con la Fondazione Giacometti, De Chirico: o sentimento da arquitetura, con la Fondazione De Chirico, Marc Chagall: o mundo mágico e Rodin, do ateliê ao museu.
IL PROGETTO SCIENTIFICO
I maestri del Rinascimento
Capolavori dalle collezioni italiane
Brasile
San Paolo dal 20 luglio al 29 settembre 2013 Brasilia dal 12 ottobre 2013 al 05 gennaio 2014
Attraverso una selezione di capolavori assoluti, provenienti dalle maggiori collezioni italiane, la mostra sul Rinascimento intende presentare ad un pubblico internazionale la straordinaria ricchezza dell’arte italiana nel momento del suo massimo splendore.
Il concetto stesso di Rinascimento è mutato nel corso degli ultimi tempi a seguito di ricerche e studi di insigni specialisti. Fino a qualche tempo fa, infatti, sulla scorta di quanto scrisse Giorgio Vasari ancora alla metà del XVI secolo, si intendeva l’arte del Rinascimento con una visione focalizzata essenzialmente sull’ambiente fiorentino. In pratica si pensava che l’unico vero Quattrocento umanistico fosse stato quello nato sotto l’egida di Marsilio Ficino e, in definitiva, alla corte dei Medici.
Si è visto che non è così. Si può dire, invece, che ogni città che esprimesse una Signoria di una certa importanza poteva, allo stesso modo, esprimere una scuola artistica o quanto meno delle regole e dei canoni estetici particolari e unici.
La mostra si prefigge l’obiettivo di descrivere nella maniera più completa possibile questa ricchezza e articolazione della cultura rinascimentale in Italia.
Raffaello, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Tiziano, sono nomi che rappresentano icone assolute della storia dell’arte. Sono artisti in qualche modo entrati nel mito, quasi immagini guida che rappresentano uno dei più importanti snodi culturali in Europa e in tutta la cultura occidentale. In qualche modo loro stessi sono il Rinascimento.
Ma questo periodo è in realtà più complesso, lungo e variegato di quanto ci si aspetti. Il momento magico che vede all’opera gli artisti sopra evocati è solo un passaggio – altissimo – di un fluire che parte almeno mezzo secolo prima e che termina parecchi decenni dopo e che si declina in maniera differente da città in città, da corte in corte, rispettando la frammentazione territoriale e politica che caratterizzava l’Italia tra Quattrocento e Cinquecento.
Non si può comprendere il Rinascimento se non si conosce la situazione politica del tempo. Non esisteva una nazione unitaria, come già erano Francia, Inghilterra o Spagna; l’Italia era divisa in tanti piccoli stati di dimensioni diverse che sviluppavano società e culture differenti. Milano, Venezia, Firenze e Roma erano grandi centri capaci di avere un ruolo egemone in aree relativamente grandi, ma accanto a queste c’erano tante piccole corti, ricche e molto raffinate, che potevano sviluppare società e quindi linguaggi artistici differenti e individuali.
La mostra vuole dare conto di tale situazione con una selezione di soli capolavori che, per questo motivo, saranno divisi in sezioni che dovranno rappresentare le diverse corti e le varie culture artistiche del Rinascimento in Italia. Saranno esposti oltre 50 capolavori dei maggiori maestri del Rinascimento italiano, tra cui Giovanni Bellini, Tiziano, Giorgione, Lorenzo Lotto, Sandro Botticelli, Raffaello, Perugino, Pintoricchio, Leonardo, Michelangelo, Correggio, Tintoretto.
Le sezioni saranno 5 e rappresenteranno le aree territoriali in cui era divisa l’Italia del tempo, con l’esclusione di Napoli e del Sud perché, già nel XV secolo erano retti da monarchie straniere, prima la Francia e poi la Spagna e, per questo, hanno sviluppato una cultura assai differente dal vero e proprio linguaggio Rinascimentale.
La mostra sarà quindi una sorta di viaggio che accompagnerà il visitatore nello spazio e nel tempo alla scoperta delle più importanti emergenze artistiche di quel tempo. Per ogni sezione, accanto alle opere esposte, verranno infatti proiettati dei video che evocheranno i grandi cicli di affreschi dei palazzi e delle chiese e che sono parte importantissima della produzione artistica nel Rinascimento italiano.
Il viaggio evoca anche gli spostamenti del pittore più rappresentativo di quel periodo in Italia, Raffaello Sanzio, la cui breve parabola artistica fu straordinariamente dirompente per lo svolgere di tutta l’arte italiana, e non solo, dei secoli successivi.
La presenza in mostra di tre opere da lui dipinte in epoche diverse, permette di seguire idealmente i suoi spostamenti da Urbino, sua città natale, a Firenze fino a Roma, disegnando un tracciato artistico che rimane ad oggi straordinario.
1. Firenze
Il Rinascimento nacque a Firenze. L’opera prima di questo mondo, presa a modello in tutti i manuali di storia dell’Arte è il Trittico di San Giovenale di Masaccio, un dipinto del primissimo Quattrocento (1422) opera di un pittore molto giovane per una piccola chiesa del Valdarno, in cui le forme gotiche si trasformano in una compostezza fisica e verosimile che mai fino a quel momento si era vista e che sta alla base della più grande rivoluzione artistica dell’età moderna. Il Trittico apre questa sezione della mostra che continua con opere dei più grandi artisti della Firenze del Quattrocento: Botticelli, Piero di Cosimo, Luca della Robbia, Donatello. Le loro opere, pitture e sculture, saranno esposte in dialogo reciproco per poter descrivere la cultura della corte dei Medici, la straordinaria forza propositiva di artisti e committenti che cambiarono la percezione della realtà da quel momento fino ai giorni nostri.
La mimesi, cioè l’imitazione della realtà, diventa il canone estetico principale nella Firenze del Quattrocento, un modo di concepire l’immagine che è tutt’ora parte fondamentale della cultura occidentale. Un mondo che sarà evocato dalle opere degli artisti in mostra e che apriranno la strada all’arrivo di uno dei massimi artisti di tutti i tempi, Raffaello Sanzio, che sarà presente con il Cristo proveniente dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, dipinto nel 1506 e rappresentativo del suo periodo fiorentino.
In questo periodo cambia anche la concezione dell’artista, non più artigiano a servizio di un signore, ma estro creativo che discende direttamente dalla forza divina. Un concetto tipico del neoplatonismo umanistico e che porta alla nascita dei geni di Michelangelo e Leonardo, pittori, ma anche architetti, scultori e poeti. Di Michelangelo in questa sezione sarà esposto un grande disegno preparatorio per la costruzione di una fortezza difensiva, proprio a dimostrare la forte poliedricità del suo genio.
Nel cambio di secolo, però, Firenze fu teatro della predicazione di Girolamo Savonarola, una rivoluzione mistica tesa alla distruzione del potere dei Medici e basata su tesi apocalittiche. Il ritratto del frate di Fra Bartolomeo qui presente evoca non solo questo momento drammatico della storia di Firenze, ma anche il punto di passaggio tra l’arte del Quattrocento e la cultura del pieno Rinascimento fiorentino, dove le forme dolci di Raffaello e la forza fisica e terribile di Michelangelo vengono recepite dagli artisti del Cinquecento che attraverseranno la crisi del Rinascimento e lambiranno il Manierismo. La Madonna col Bambino del Pontormo, di collezione privata è opera tra le più rappresentative di questo momento, insieme allo splendido ritratto di Bronzino, proveniente dal Museo di Capodimonte a Napoli e alla morte di Lucrezia del Sodoma.
2. Roma
I grandi cantieri papali del Quattrocento che ricostruirono la città dopo il ritorno dei pontefici da Avignone portarono Roma a diventare uno dei centri più importanti per lo sviluppo del Rinascimento. La prima campagna decorativa della Cappella Sistina, voluta da papa Sisto IV a partire dal 1481, vede coinvolti i massimi artisti del tempo, Perugino, Pintoricchio, Piermatteo d’Amelia, Bartolomeo della Gatta, Botticelli, Ghirlandaio. Tutti insieme, divisi in botteghe, si occuparono di decorare le pareti e il soffitto della cappella,
creando forse la più grande impresa artistica dopo il cantiere di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi. Una traccia della grandiosità artistica messa in opera dai pontefici anche per decorare l’antica Basilica di San Pietro è la dolcissima testa di Cristo ad affresco di Beato Angelico che proviene da una delle pareti di quella chiesa.
Questa attività, per certi versi frenetica, ebbe come conseguenza la creazione di una sorte di “primato degli Umbri”. Perugino e Pintoricchio, entrambi pittori provenienti da Perugia, divennero gli artisti egemoni della cultura a Roma negli ultimi decenni del Quattrocento.
Le loro opere presenti in mostra, insieme al Sant’Antonio Abate di Piermatteo d’Amelia e alla Madonna col Bambino di Antoniazzo Romano, raccontano a distanza questa storia ed evocano i grandi cicli di affreschi dei palazzi vaticani.
Le chiese di Roma vennero popolate di grandi sculture e monumenti sepolcrali dei nobili della Chiesa e la Madonna col Bambino scolpita da Mino del Reame qui esposta ricorda questa intensa attività di scultura monumentale che, per ovvi motivi, non si potrebbe portare in mostra.
Come per Firenze, il cambio del secolo e la presenza in città di Raffaello e Michelangelo ha portato a dei rivolgimenti culturali di grandissima portata, tanto che già nel cantiere decorativo per l’appartamento di Giulio II, affrescato da Raffaello e la sua bottega entro il 1525, si vedono tutti i caratteri di quella che sarà la grande pittura del manierismo romano. Questa sarà documentata da un’opera estrema di Raffaello la cosiddetta Perla della Galleria Estense di Modena e da un’inedita e bellissima Santa Caterina d’Alessandria di Raffaellino del Colle, un dipinto che si inserisce nella tradizione raffaellesca in qualche modo alternativa all’attività matura di Michelangelo e al suo sodalizio con Sebastiano del Piombo.
Di quest’ultimo sarà esposto il meraviglioso ritratto di Francesco Arsilli, che testimonia in maniera perfetta la pittura di quel periodo, mentre a chiusura della sezione sarà un altro progetto architettonico di Michelangelo, il disegno di Porta Pia, un’opera tarda ma che è alla base di tutta l’architettura monumentale fino all’arrivo, in piena età Barocca, del Vignola e poi di Bernini.
3. Ferrara, Urbino e l’arte dell’Adriatico
La frammentazione territoriale già indicata nell’introduzione, si fa peculiare nell’area che si affaccia sul mare Adriatico, e in particolare nelle corti degli Este a Ferrara e dei Montefeltro a Urbino, ma anche e nelle piccole Signorie delle Marche, ad Ancona e Camerino.
In questo territorio relativamente ampio si sviluppa una cultura alternativa e complementare al Rinascimento dei grandi centri come Firenze o Venezia. Ad Urbino in particolare si sviluppa una cultura fortemente matematica che verrà evidenziata in mostra da una tarsia prospettica che decorauna delle porte del Palazzo Ducale.
Questa sezione da conto delle emergenze di questo territorio che è capace di produrre opere di qualità straordinaria, di una raffinatezza culturale altissima, testimoniata da una deliziosa primizia di Raffaello, la Santa Caterina della Galleria Nazionale delle Marche, in cui il gusto per l’antico, che si vede nel retro del dipinto, decorato a finto marmo, si sposa alla più nitida tradizione perugina e alla luce chiara dei fiamminghi. Ad Urbino erano presenti artisti d’oltralpe il cui portato è visibile nella Pietà di Giovanni Santi, padre dello stesso Raffaello, esposta qui in dialogo con il dipinto del figlio. Accanto a queste, nella stessa sezione, trovano posto la cultura esornativa di Carlo Crivelli, veneziano di nascita ma marchigiano d’adozione che fu capace di una produzione strabiliante per ricchezza materica e per forza espressiva, come testimoniato dalla deliziosa Madonna col Bambino della Pinacoteca Parrocchiale di Corridonia. Un prestito che dimostra anche la diffusione capillare sul territorio di opere di importanza capitale, anche in contesti che oggi ci sembrano appartati, ma che erano l’anima vera della società rinascimentale. Crivelli arriva nelle Marche da Venezia dopo un periodo trascorso a Zara; la vicinanza tra le due sponde dell’Adriatico aprì un forte dialogo commerciale e artistico tanto che merci, persone idee e opere d’arte viaggiavano in maniera massiccia tra l’Italia orientale, la Dalmazia e l’Istria. A testimoniare il fenomeno saranno due sculture di Giovanni Dalmata (un cognome che indica la provenienza) prestate dal Museo di Norcia.
Infine, a rappresentare l’arte alla corte degli Este sarà esposta in mostra una selezione di opere di due grandi collezioni (una pubblica e una privata),Ludovico Mazzolino, Dosso Dossi, l’Ortolano, Girolamo da Carpi, il Garofalo e Bastianino, pittori del Rinascimento pieno a Ferrara e in questa zona della valle padana. Le loro opere dal profondo naturalismo stanno alla base della formazione del moderno concetto di paesaggio e sono la vera alternativa alla monumentale e fisica cultura toscana.
4. Milano e l’Italia del Nord
Con l’arrivo, nel 1483, di Leonardo da Vinci a Milano alla corte di Ludovico il Moro, in quella città si sviluppò una cultura peculiare, raffinatissima, che fa del realismo delle forme e dell’avvolgimento atmosferico dei soggetti i tratti più importanti e riconoscibili. A rappresentare questo momento sarà presente in mostra la Leda di Leonardo da Vinci, proveniente dalla Galleria Borghese di Roma, vero e proprio manifesto della cultura artistica del pittore, e un San Giovanni Battista di Marco d’Oggiono, forse il più “leonardesco” degli artisti lombardi. Accanto a queste, in un dialogo che evoca i rapporti con Venezia e la rete di commerci che legavano Milano all’Adriatico, saranno esposti un ritratto del Moretto da Brescia e un’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto, due opere di qualità straordinaria.
Le novità di Leonardo, però, si inseriscono in una cultura segnata fino a quel momento dal vigore di Andrea Mantegna, padovano di nascita, ma che lavora per quasi tutto l’arco della sua vita alla corte dei Gonzaga a Mantova. Suo è un ritratto di uomo del Museo Poldi Pezzoli di Milano che indica lo studio sulla realtà e sulla luce, la forza della pittura quasi scultorea che, mutatis mutandi, influenzerà pittori di primo piano del Cinquecento come il Correggio e Parmigianino, presenti in mostra con opere prestigiose come la Madonna Bolognini del Castello Sforzesco di Milano e lo Sposalizio Mistico di Santa Caterina della Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Nel vigore scultoreo tipico di Leonardo e Mantegna, alla fine del Quattrocento, un passaggio di Perugino nell’Italia del Nord e nella stessa corte dei Gonzaga, portò un linguaggio diverso, più nitido e dolce, rappresentato in mostra dalla Madonna col Bambino di Francesco Francia, proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
5. Venezia
La collaborazione per questa mostra della Galleria dell’Accademia di Venezia, uno dei più prestigiosi musei d’Europa e forse del Mondo, permette di rappresentare in mostra uno spaccato pressoché completo della cultura rinascimentale della città lagunare. La cultura antiquaria, che ricercava nelle vestigia dell’antica Roma spunto per la creazione dell’umanesimo più raffinato, è uno dei passaggi chiave dell’arte a Venezia e fu condivisa da tutti gli artisti attivi nel XV secolo. L’Arco Trionfale del Doge Niccolò Tron, dipinto da Alvise Vivarini descrive in maniera esemplare questo mondo; la pittura lucida ed analitica di questa tavola, insieme all’Annunciazione di Giovanni Bellini, raccontano il rapporto con l’arte delle Fiandre da cui i veneziani fanno discendere la luce tagliente sulle forme e il modo grafico di panneggiare le vesti.
Da questi altissimi punti di partenza nascono pittori di straordinaria qualità come Cima da Conegliano, vero e proprio continuatore dell’arte di Giovanni Bellini, ma anche Giorgione, qui presente con un’opera giovanile e bellissima come la Sacra Conversazione e Vittore Carpaccio, di cui è presente l’Apparizione dei crocifissi del monte Ararat nella chiesa di Sant’Antonio di Castello, un dipinto che racconta un fatto miracoloso avvenuto nella stessa Venezia dimostrando anche un po’ di quella cultura fortemente autocelebrativa della Serenissima.
Successivamente sarà Tiziano col suo modo inconfondibile di stendere il colore senza disegno, creando forme direttamente con la materia, a segnare in maniera indelebile tutta la pittura nel Veneto e in larga parte dell’Italia settentrionale. La Madonna Albertini di Tiziano rappresenta in maniera perfetta questa particolarità e accanto a questa una sezione di capolavori di Jacopo Bassano, Jacopo Tintoretto e Paolo Veronese racconta il dialogo tra gli artisti e costituiscono uno dei momenti più alti dell’esposizione.